A cura di Erica Rossi
Medico Chirurgo, specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo
L’insulinoresistenza spesso viene incolpata di essere causa di obesità.
Ma è proprio così?
Medico Chirurgo, specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo
Si sente dire frequentemente che l’insulinoresistenza porti ad aumento del peso. Eppure, le cose non stanno proprio così, anzi: l’insulinoresistenza è una delle tante complicanze che possono derivare dall’obesità. In questo articolo scopriremo cosa succede all’insulina e alla glicemia quando il corpo accumula troppo adipe.
Il corpo umano ha tanti meccanismi per restare in salute, tenendo tutti i suoi valori in ordine: temperatura, pH, livelli ormonali e di altre sostanze nel sangue.
Uno di questi meccanismi è gestito dall’insulina, un ormone che viene rilasciato dal pancreas quando la glicemia è troppo alta, con lo scopo di riportare quest’ultima a livelli normali. L’insulina agisce su tante cellule nel corpo, tra cui gli adipociti: l’azione principale dell’insulina su di essi è di fargli immagazzinare, come fossero una cassaforte, l’energia in eccesso sotto forma di trigliceridi. L’insulina aiuta anche a ridurre la glicemia facendo entrare il glucosio circolante dentro le cellule, anche all’interno degli stessi adipociti.
L’insieme degli adipociti forma il tessuto adiposo, che solitamente si distribuisce in maggior quantità su cosce, addome, braccia, con differenze soprattutto genetiche tra individui. Ma il tessuto adiposo è ben di più di questo: è un vero e proprio organo, che oltre a ricevere segnali invia propri messaggi al cervello e ai tessuti circostanti per regolare le funzioni ormonali e metaboliche dell’intero corpo. La salute di questo organo è fondamentale per la salute dell’intero organismo. Se al tessuto adiposo chiediamo di immagazzinare troppa energia, però, questo perderà le sue normali funzioni: adipociti che straripano di trigliceridi diventano infiammati e non rispondono più correttamente ai normali segnali. Possiamo immaginarla come una discoteca strapiena in cui il buttadentro, l’insulina, ormai viene ignorato: non può entrare proprio più nessuno! È a questo punto che si parla di insulinoresistenza.
I trigliceridi che non possono entrare nell’adipocita andranno in giro nei vasi sanguigni a cercare altre sedi, altre “discoteche”, dove infilarsi, un meccanismo definito “spill-over”. Finiranno per inserirsi in organi come il fegato, il pancreas, il cuore, i muscoli: posti dove non dovrebbero trovarsi, e dove quindi peggiorano la funzione dell’organo e rendono l’organismo ancora più insulinoresistente.
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A cura di Erica Rossi
In persone con insulinoresistenza, quindi, gli adipociti non percepiscono bene l'insulina circolante.
Per questo motivo, proprio come se stesse parlando con qualcuno che non sente bene, il pancreas aumenta la secrezione di insulina per farsi sentire: ecco perché in queste persone si può riscontrare iperinsulinemia. Questo è un tentativo del corpo di far funzionare normalmente i meccanismi di regolazione del glucosio e dell'energia.
Ad un certo punto, però, il pancreas non ce la fa più a secernere tutta questa insulina; è questo il momento in cui cominciano ad insorgere alterazioni della glicemia, per esempio l'alterata glicemia a digiuno. Queste alterazioni possono progredire nel tempo e arrivare a livelli che definiamo diabete mellito.
Eppure, alcune persone con obesità non soffrono di diabete mellito!
È vero: i tempi di insorgenza e il peso corporeo a cui si può arrivare a questa patologia variano molto da individuo a individuo, a causa del grande numero di variabili genetiche che possono intervenire in tutti questi processi. Ogni persona ha il suo personale livello oltre il quale gli adipociti arrivano al loro massimo riempimento e diventano disfunzionali, ma questo livello non è attualmente identificabile o prevedibile con gli strumenti a nostra disposizione.
Sicuramente una buona strategia per evitare di sviluppare diabete mellito è la prevenzione: mantenere un peso corporeo adeguato grazie a corrette abitudini alimentari, regolare attività fisica e, quando indicato, terapia farmacologica.
Non è l’insulinoresistenza a causare obesità, ma sono l’obesità e il tessuto adiposo disfunzionale a causare insulinoresistenza e, potenzialmente, diabete mellito. La gestione del peso in manierasostenibile e a lungo termine è la chiave per la prevenzione di questa patologia metabolica.
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