Sperimentare sulla propria pelle pregiudizi legati al peso può
essere molto difficile. Sguardi severi, commenti pungenti o ironici,
atteggiamenti ostili ripetutamente subìti possono provocare reazioni
emotive importanti, come senso di colpa, vergogna, ansia, bassa
autostima, persino depressione.
L’insoddisfazione che ne deriva può anche favorire comportamenti
poco salutari o poco funzionali per la perdita o il controllo del
peso, facendo perdere di vista i propri obiettivi e vanificando
l’impegno profuso, in un circolo vizioso che allontana sempre di più
dai risultati sperati.
Oltre ai pregiudizi individuali, poi, legati a punti di vista
soggettivi e ad atteggiamenti negativi verso le persone con obesità,
più grave è lo stigma sociale, che riguarda stereotipi
condivisi e credenze errate più radicate nella popolazione. Si tratta
di pregiudizi basati sulla scarsa conoscenza dell’obesità come
malattia cronica vera e propria e delle sue cause, ma contro i
quali è molto difficile combattere. Tra questi, per esempio, la
convinzione che le persone in sovrappeso o con obesità siano pigre,
poco attente alla cura del proprio aspetto, dotate di scarsa
autodisciplina e autocontrollo. E che, in qualche modo, l’obesità sia
semplicemente il risultato di scelte e di comportamenti errati, come
mangiare troppo e male o fare poco movimento fisico. «Se solo
mangiasse meno…», «Basterebbe muoversi un po’ di più…».