Ilaria Messuti
Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università degli Studi di Torino
Piccola guida utile per districarsi nel complesso mondo dell’insulino-resistenza, tra verità e falsi miti
Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università degli Studi di Torino
Da qualche tempo il metabolismo energetico, e in particolare quello del glucosio, stanno riscontrando particolare popolarità, tanto da creare notevole dibattito e confusione nei pazienti che spesso si disorientano nel mare magnum di informazioni.
L’insulino-resistenza è una problematica di salute che fa parte di queste condizioni ultimamente molto popolari ma anche molto poco conosciute, su cui c’è moltissima confusione. Proviamo a fare chiarezza.
L’insulino-resistenza è una condizione di alterazione metabolica in cui i nostri tessuti e organi sono meno sensibili all’azione dell’insulina.
L’insulina è un ormone prodotto da una ghiandola chiamata pancreas e ha il compito di distribuire gli zuccheri nei nostri tessuti per fornirgli energia e contemporaneamente evitare che gli zuccheri nel sangue (anche detta glicemia) si alzino troppo. L’azione dell’insulina viene detta ipoglicemizzante.
Esistono delle condizioni di infiammazione cronica in cui i tessuti periferici diventano resistenti all’insulina, che così non può svolgere il suo ruolo fisiologico. In caso di completo fallimento dell’azione insulinica la glicemia raggiunge livelli elevati, tali da configurare una patologia ben nota, chiamata diabete mellito.
Prima che si configuri una condizione di diabete tuttavia, esiste una condizione intermedia chiamata insulino-resistenza: nel momento in cui i tessuti sono più resistenti, più “sordi” all’azione insulinica il pancreas, per evitare una risalita della glicemia, comincia a produrre insulina in gran quantità. Si determina quindi una condizione di iperinsulinemia compensatoria, che ha lo scopo di cercare di mantenere il più possibile l’equilibrio nel nostro organismo.
Insulino-resistenza e iperinsulinemia non sono dunque malattie, ma costituiscono dei compensi che il nostro corpo mette in atto, ma alla lunga, se protratte per anni, possono portare conseguenze negative sulla nostra salute.
L’insulino-resistenza è sicuramente una condizione multifattoriale, ovvero non ha, solitamente, una singola causa, ma è il risultato di più fattori combinati tra loro. Alcuni di essi sono legati alla nostra predisposizione genetica, altri al nostro stile di vita, altri ancora ad alcune terapie croniche che si possono assumere per altri motivi.
Qui riassunte alcune cause:
Nella grandissima parte dei casi, soprattutto quando si tratta di un’alterazione lieve, l’insulino-resistenza è asintomatica.
Se l’alterazione metabolica è più marcata, invece, possono cominciare a comparire sintomi come:
Se è vero che l'insulino-resistenza non è una malattia, è altrettanto vero che si tratta di una condizione che merita attenzione perché sul lungo periodo è un fattore di rischio per la salute. A forza di essere sottoposto a questo iper lavoro, il pancreas, nel lungo periodo, può esaurire la sua funzionalità e essere meno efficiente nella produzione di insulina, con il rischio di sviluppare diabete mellito.
Inoltre l’insulina è un ormone cosiddetto anabolizzante, ovvero un ormone che stimola i tessuti a crescere. Per questo motivo può promuovere l’accumulo di tessuto adiposo, creando un circolo vizioso: l’eccesso di adipe crea un profilo metabolico sfavorevole che aumenta ulteriormente l’infiammazione e alimenta a sua volta l’insulino-resistenza.
Chi soffre di insulino-resistenza in ultimo ha maggior rischio di soffrire in futuro di problematiche cardiovascolari e oncologiche.
Possiamo quindi considerare l’insulino-resistenza come un fattore di rischio per il nostro stato di salute generale: nel momento in cui venga diagnosticata vanno messe in campo alcune terapie e alcune modifiche del nostro stile di vita per prevenire problemi futuri.
La diagnosi di insulino-resistenza prevede l’unione di vari tasselli che riguardano l’anamnesi (il colloquio tra medico e paziente), l’esame fisico durante la visita e alcuni esami del sangue specifici.
Un elevato rischio di insulino-resistenza si pone in chi presenta un accumulo di adipe a livello addominale con una circonferenza vita maggiore di 88 cm nelle donne e 102 cm negli uomini.
Molto utile è l’esecuzione di un esame del sangue a digiuno per rilevare contemporaneamente i livelli di glicemia e insulinemia. In questo modo è possibile verificare la presenza di iperglicemia e di iperinsulinemia e inoltre si può calcolare l’indice HOMA, che mette in relazione i due parametri ed è in grado di predire l’insulino-resistenza in maniera più accurata.
In alcuni casi specifici può essere indicata l’esecuzione di una curva da carico orale di glucosio, con la misurazione seriata di glicemia e insulina dopo aver assunto 75 grammi di sciroppo di glucosio, per verificare l’andamento di entrambi i valori nelle due ore successive. Anche in questo caso viene calcolato un indice, chiamato indice di Matsuda, che risulterà informativo della presenza o meno dell'insulino-resistenza.
Se l’insulino-resistenza è multifattoriale, anche gli strumenti che mettiamo in campo per affrontarla saranno diversi.
I capisaldi della terapia dell’insulino-resistenza sono 5: dieta, attività fisica, controllo del peso, gestione dello stress, terapia farmacologica.
Dal punto di vista nutrizionale non è presente una vera e propria dieta specifica per l’insulino-resistenza. Sebbene spopolino i più svariati protocolli nutrizionali la miglior dieta per la sindrome metabolica in generale resta la dieta a stampo mediterraneo. Questo significa che non c’è indicazione alla rimozione dei carboidrati o degli zuccheri ma che va composto un piano nutrizionale bilanciato, se necessario ipocalorico ma sostenibile nel tempo.
L’attività fisica è fondamentale per la correzione delle problematiche metaboliche in quanto il muscolo compone la cosiddetta massa magra, ovvero l’organo maggiormente attivo dal punto di vista metabolico nel nostro organismo. La migliore attività fisica in tal senso si compone di un mix tra attività aerobica e attività contro resistenza.
All’interno delle strategie di gestione dell’insulino-resistenza entrano anche ovviamente, quando necessarie, le terapie farmacologiche, che possono essere inserite per alleviare i sintomi e coadiuvare il percorso instaurato. Tra i farmaci utilizzati sono presenti farmaci insulino-sensibilizzanti o farmaci per il trattamento dell’obesità e del sovrappeso complicato.
L’insulino-resistenza non è una malattia, ma una condizione complessa risultante dall’interazione di tanti fattori diversi tra loro. Nonostante non sia una condizione patologica merita la nostra attenzione perché rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di complicanze di salute future. Le strategie terapeutiche volte ad affrontare queste problematiche metaboliche sono sfaccettate e comprendono diversi strumenti che, contemporaneamente, possono invertire la rotta e determinarne la risoluzione.
In caso di sospetto di presenza di insulino-resistenza può essere utile rivolgersi ad uno specialista nel campo dell’endocrinologia per eseguire gli esami diagnostici adeguati e impostare il percorso più adatto.
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